Ponte Romano (loc. Figliezzi) – Castello Tesino

Il ponte si trova sulla strada appena fuori Castello, sulla via di Pieve in località “Figliezzi”.

Il ponte è parte dell’antica Via Claudia Augusta, la strada che attraverso il paese arriva fino alla Baviera.

Il bel ponte, popolarmente detto “romano”, sul torrente “Guernana” è realizzato in pietra locale. Benché l’attribuzione romana sia fortemente messa in dubbio dai più recenti studi, il manufatto di periodo medievale o moderno rappresenta uno degli scorci più significativi della Via Claudia in Valsugana, anche per i dintorni dai toponimi che richiamano periodi antichi: Figliezzi (dal romano?) e Varanga (dal longobardo).

Numerose sono anche le soluzioni per attraversare il torrente che divide in due la Valle di Tesino. Sicuramente ve n’era una che collegava la zona dei mulini a Cinte Tesino. Mentre un’altra, probabilmente del periodo asburgico, si inoltra per un po’ sulla sinistra del torrente Grigno, fino a trovare i resti d’una spalla d’un ponte e sulla sponda pievese, i tratti di una importante carrozzabile probabilmente utilizzata fino a qualche secolo fa. Questa ricchezza di percorsi ha radici lontane. Il Tesino venne raggiunto o attraversato da gruppi di nomadi fin dal tardo paleolitico e mesolitico (10.000-6.000 a.C). E  pur se la romanizzazione attraverso la Via Claudia sia da prendere con cautela, è certo che il territorio appartenne per oltre un millennio alla Diocesi di Feltre, in precedenza municipio romano. La scarsità di documentazione sui territori è dovuta al saccheggio che Feltre subì nei primi del ‘500, durante la lega di Cambrai, con relativa distruzione dei documenti conservati negli archivi vescovili. Ed è sempre la stessa arteria viaria di collegamento con la cittadina veneta a essere attraversata nei secoli prima del Mille da orde barbariche e milizie straniere che mettevano a ferro e fuoco villaggi e castelli. Forse, durante una di quelle invasioni, fu nascosto o perduto il famoso calice del “Diacono Orso” (V-VI secolo), ritrovato in una caverna di Castello Tesino nel 1836. Sempre lungo questa e altre arterie si muovevano le greggi di pecore tesine che rifornivano di materia prima gli opifici feltrini, famosi per la manifattura della lana. E con loro, famosi anche i “pegorari trenta tesini” , che Teofilo Folengo (1491-1544) fa incontrare col protagonista del suo Baldus a Chioggia