fontana piazza maggiore daam delle fontiNella sua impostazione è evidente l’influenza della dominazione veneziana. Infatti, la piazza, è strutturata come un campiello di Venezia.
Armoniosa, semplice ed essenziale nelle forme, è ricca di contrasti cromatici chiaroscurali. Essa è il fulcro attorno a cui gravitano gli edifici e le case patronali dei secoli XVIII – XIX.
In essa si ergono: il Palazzo del Municipio vecchio, la casa Pellizzaro-Carestia e la casa Buffa-Caporale.

Tutte di notevole interesse storico.
Il palazzetto quattrocentesco del municipio vecchio con l’elegante portico sotto il quale si tenevano i Consigli del paese, e la svelta bifora coeva.
La casa Carestia-Pellizzaro dove Giovanni Antonio Remondini aprì il magazzino di stoccaggio delle sue stampe che consegnava poi ai tesini impegnati nel commercio girovago;
la casa della famiglia Buffa-Caporale, che ebbe un negozio di stampe ad Amsterdam importante per la produzione delle stampe. Tra i componenti della famiglia Sebastiano Buffa divenne, per il suo spirito caritatevole, il finanziatore di parecchie Fondazioni (seconda metà del 1800), tra cui una di 12.000 fiorini per la distribuzione di granturco ai poveri, quando le stagioni non consentivano la maturazioni delle messi.
Nel mezzo della piazza c’è la monumentale settecentesca fontana ottagonale di pietra rossa con quattro getti.
La fontana è chiamata anche Dama delle fonti, sulla quale sono riportati lo stemma del Principe Vescovo di Trento, l’aquila imperiale e lo stemma del paese di Pieve Tesino.

Oggi la piazza Maggiore è movimentata dal mercatino dell’artigianato di inizio agosto, denominato per l’appunto “Soto l’Ocio de la Fontana Vecia”, e, nel periodo natalizio, vi trova posto un bellissimo presepe in legno.

LA PRIA DEL BANDO

 

La pietra del bando, da cui venivano annunciati i “bandi”, ossia i decreti, è un tronco di colonna di porfido siriaco, sito presso l’angolo meridionale della basilica di San Marco.

Nel XV secolo zone del Trentino e quindi anche il territorio di Pieve, che si trova nella parte più orientale ai confini con il Veneto, furono sotto la dominazione della Repubblica di Venezia, dove diffusa era la presenza della Pria del Bando.
In passato, il centro del paese era la Piazza Maggiore, luogo dove si proclamava la giustizia e dove i “banditori”, leggendo ad alta voce il proclama delle autorità, richiamavano l’attenzione della popolazione. Il luogo da dove il banditore leggeva il proclama era di solito in posizione elevata, ma
poteva essere anche una semplice pietra rettangolare posizionata sul terreno.
La tradizione orale pievese ci ha trasmesso che sotto i portici della piazza c’era una prìa del bando e, se un malfattore che aveva commesso un reato la raggiungeva, non subiva alcun processo e gli veniva condonata la pena.
Bepi Brunello, fratello della poetessa Maria, ricorda in una sua ironica poesia ciò che la pria del bando riesce a fare.

 

Poesia: LA PRIA DEL BANDO

 

Ai tempi de so nona, de me nona

gh’era ‘na pria del bando,

e l’era soto al municipio vecio,

là, su la piaza, arente ‘na colona.

Un giorno i se combina fra Tasini

senza pagar preturi,

le malefate condanarle luri

no feve maraveia:

pani spurchi lavarseli in fameia.

La giuria che l’è giusta, ma severa

no la pol spetar doman,

gh’è ‘el condanà che scampa, el se despera

come on levroto che para i cani.

Ma se ‘l gavese on poco de fortuna

quel poro miserelo,

s’el podese tocar la pria del bando

ghe pararia d’aver tocà la luna.

(I Tasini ‘i’è ben gente a la bona se par tocar el bando ‘i  ghe perdona).

……..

Dal tempo dei noni e i so raconti

ghe n’è pasà de acqua soto i ponti

ma al dì d’ancò se uno me varda male

o se me mostra i pugni drìo le spale

mi me domando

se me convien tocar la pria del bando.

Bepi Brunello – Pieve, 6 luglio 1959